Arte, cultura, ciencia.

Cara malinconia,
eccoti dall' altra
parte del fiume
a parlarmi dolcemente;
la sola che può
vincere queste distanze
con la voce di un
dimenticato silenzio.

Santo la tua poesia
che si mischia
col suono del ruscello,
un' altra volta ancora
provi a rendere immortali
i fili d' erba di un prato,
a salvare quei suoi fiori
con uno sguardo mai trovato.

E mi rendi la tua
mano nuda, mentre
il tempo corre avanti
a frantumare ogni cosa,
e sono i loro cocci
che tu stringi tra le
dita a renderti spoglia
ed innamorata della vita.

Raggiungere la tua
sponda: questo io desidero,
per trovar ciò che
ti genera, e poterlo
guardare; ma la
nebbia mi impediva
di vedere mille altri
fiumi oltre da superare.

Eppure sembri il solo
ponte capace di
rompere questi dolorosi
vuoti, di elevarci
alla nostra naturale
dimora, e riveli la
piccolezza del mio cuore,
troppo grande per contar le ore.

Forse sei tu la figlia
di quel debole sole
che fa dire "io ci sono",
forse sei tu che
rompi lo spazio tra
il mio cuore malato
e ciò che tu stessa
cerchi senza fiato.

E poi caddi di nuovo
nel fiume, sporco di
fango, ma la sua acqua
cristallina la pelle
m' accarezzava piano,
e là trovai ancor più
poesia di quanto prima
ne conobbe la vista mia.

L' acqua il mio corpo
mi bagnava dolcemente,
e già nella mia mente
compariva l' odore di
Venezia e la bella
Firenze; e poi tutti
quei volti cari, così
fortemente essenziali.

Dolce malinconia,
non mi lasciare,
ti ringrazio per
ricordarmi d' aver
bisogno di qualcuno,
d' esser un fragile
mendicante, un malato
pellegrino con un desiderio
grande.

Cara malinconia,
tu rendi immenso
un cuore, in te
si nasconde la
certezza di un
mattino di sole,
e sarai riappagata,
com'è giusto che
accada.

Cara malinconia,
come un bel tramonto
rende tutto dorato,
tu togli dalla mente
le menzogne per farmi
riscoprire un uomo
innamorato, e forte
è questo bisogno d' amore.

La malinconia, figlia dell' insaziabile cuore,
è lei che gioiosamente mi spinge
verso Te, Signore.

Paolo Pagliara